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La piaga da coronavirus si ripercuoterà duramente sull'economia italiana, ma ci sono scenari pessimistici e catastrofici. È quanto emerge da un'analisi del gruppo Cerved sui dati di 750 mila imprese. In un primo scenario, più "ottimista", la fine dell'emergenza sanitaria nel mese di maggio presenterebbe un conto salato alla nostra economia – una perdita da 275 miliardi di euro – ma permetterebbe alle imprese tricolori di raggiungere già nel 2021 un livello di ricavi superiore dell'1,5% rispetto allo scorso anno. Un dato interessante, commenta l'amministratore delegato di Cerved, Andrea Mignanelli, ad Affari e Finanza di Repubblica , "perché, dopo le crisi del 2008 e del 2011, l'economia italiana non ce l'aveva fatta a tornare ai livelli precedenti, in parte perché il fallimento di molte aziende aveva ridotto la base produttiva. Il fatto che adesso sia possibile aspettarsi un rimbalzo completo riflette il miglioramento dal punto di vista economico e patrimoniale delle aziende che sono sopravvissute alle difficoltà, diventando più forti di prima".
Il secondo scenario, più catastrofico, ipotizza che l'emergenza da coronavirus possa durare fino al prossimo dicembre. In questo caso serviranno almeno altri sei mesi per un ritorno alla normalità. Questo, tradotto in termini economici, porterebbe al fallimento il 10,4 per cento delle imprese italiane, un tasso doppio del normale, mandando in fumo 641 miliardi di euro nel biennio 2020-2021.
Dal report della società di analisi dei bilanci e servizi per le aziende emerge anche come alcuni settori, come quello farmaceutico e del commercio online, potrebbero veder crescere a dismisura il proprio giro d'affari. Se l'epidemia continuasse ad affliggere l'Italia anche dopo l'estate, il comparto della grande distribuzione alimentare crescerebbe dai 108 miliardi del 2019 a 132 miliardi, il commercio all'ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali da 33 a 38 miliardi, il commercio online da 4,3 a 6,7 miliardi. Un consiglio, invece, per tutte le aziende che si trovano ad affrontare questo delicato momento storico? Puntare sulla tecnologia, vero tallone d'Achille per le aziende made in Italy. "La speranza", afferma Mignanelli è che l'epidemia, che costringe le persone a casa, possa contribuire a convincere gli imprenditori - soprattutto i più piccoli - che gli investimenti in tecnologia sono necessari per aumentare la produttività. Farlo non vuol dire necessariamente ridurre il costo del lavoro ma, al contrario, far aumentare contenuti e capacità di chi lavora".