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Il fisco abbandona gli studi di settore: arrivano gli indicatori di compliance

Il Mef ha deciso di abbandonare lo storico strumento di accertamento presunto. Al suo posto, una “pagella” che esprime, con un voto da 1 a 10, il grado di affidabilità del contribuente

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Il ministero dell’Economia e delle Finanze archivia gli studi di settore. In seguito a una riunione avvenuta al dicastero con associazioni di categoria e ordini professionali, il Mef ha infatti comunicato «il superamento degli studi di settore e l’abbandono del loro utilizzo come strumento di accertamento presuntivo». La “rottamazione” avverrà «con gradualità», ma sono già allo studio «una serie di proposte di innovazione metodologica, a seguito delle attività di sperimentazione effettuate nei mesi scorsi».

L’INDICATORE DI COMPLIANCE. Stando a quanto emerge, gli studi di settori verranno sostituiti da un indicatore di compliance: si stratta di un dato sintetico, elaborato in base a una innovativa metodologia statistico-economica, che fornirà «il grado di affidabilità del contribuente». Questo verrà espresso numericamente, da una scala da 1 a 10. Per incentivare i contribuenti si è anche deciso di prevedere un sistema premiale ad hoc per tutti coloro che ottengono un punteggio elevato. Tradotto: ai più virtuosi verrebbe concessa l’esclusione da alcuni tipi di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità.

I NUOVI PARAMETRI. L’indicatore di compliance tiene conto di una serie di parametri, molti dei quali innovativi. Per esempio, si terrà conto non solo dei ricavi ma anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa. A sua volta, il modello di regressione sarà basato su dati panel di otto anni anziché di uno solo, e negli indicatori dell’affidabilità entreranno anche gli indicatori di normalità economica, finora utilizzati solo per la stima dei ricavi.

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