© Thinkstock/Robert Churchill

Nel mondo sono stati quasi 1,2 miliardi le persone che l’anno scorso hanno effettuato acquisti attraverso la Rete, per un totale di oltre 1.170 miliardi di euro. Di questi, 100 milioni hanno comprato prodotti e servizi al di fuori dei confini del loro Paese.

Solo negli Stati Uniti il valore delle vendite è stato pari a 315,4 miliardi, mentre in Cina si è avvicinato ai 250 miliardi. Rimanendo nel Paese della Grande Muraglia, il gigante del commercio elettronico Alibaba Group ha fatto il suo ingresso di recente sul listino di Wall Street con l’offerta pubblica iniziale di maggior valore della storia: oltre 25 miliardi di dollari e il precedente record registrato da Visa nel 2008 – 17,9 miliardi – spazzato via.

Numeri accattivanti, performance che fanno girare la testa. Non stupisce dunque l’attenzione che da un po’ di tempo i social network hanno iniziato a dedicare all’e-commerce. La volontà delle giovani e agguerrite realtà del mondo della condivisione in Rete, multinazionali con capitalizzazioni da capogiro alla perenne ricerca di nuove fonti di ricavi, di soluzioni che permettano loro di monetizzare una quantità smisurata di utenti, è di diventare un nuovo canale distributivo a disposizione delle aziende, attirare più pubblicità e aumentare i ricavi.

DALL'OPINIONE AL CARRELLO. A luglio Facebook ha annunciato il varo del progetto di ecommerce legato all’introduzione del Buy Button. A inizio settembre è stata la volta di Twitter: il colosso creato del 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco ha lanciato Buy Now.

I “bottoni” permetteranno ai follower del social di fare acquisti direttamente dalla piattaforma, di effettuare i cosiddetti acquisti d’impulso. Anche eBay, il pioniere degli acquisti on line, ha deciso di darsi un’anima social grazie al progetto eBay Collezioni, già operativo negli Stati Uniti, in Germania, Gran Bretagna, Australia, Russia e, da settembre, in Italia, Francia e Spagna.

Un altro colosso del settore social, Pinterest, ha mosso passi in questa direzione siglando a luglio una partnership con Shopify, la piattaforma di ecommerce utilizzata da oltre 100 mila store negli Stati Uniti. Il mercato è poi in attesa di capire come Google cercherà di combinare la sua anima ecommerce, Google Shopping, con la piattaforma social Google Plus.

«I social media», commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm, «in fondo sono solo l’ultima piattaforma che cerca di cavalcare il crescente successo dell’e-commerce. Oggi un’azienda che vende prodotti attraverso la Rete o i canali mobile, tablet e smartphone, deve investire perché la sua presenza nel digitale sia strutturata e ramificata. Le imprese devono poter contare su un sito funzionale e accattivante, presidiare i comparatori, i marketplace e i motori di ricerca sia con attività Seo sia Sem. I social», aggiunge, «sono divenuti ormai da tempo uno dei luoghi dove i consumatori esprimono le opinioni su un prodotto o su un servizio, sia nella fase precedente all’acquisto sia dopo averlo comprato. Gli investimenti su queste piattaforme, oggi finalizzati ad incrementare la visibilità del marchio, saranno presto anche di supporto alla vendita diretta, dal momento che, all’interno dei social, sarà possibile procedere all’acquisto proprio nel momento stesso in cui il cittadino matura la sua opinione».

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QUESTI "BOTTONI FAVORISCONO

 I COSIDDETTI ACQUISTI

D'IMPULSO, FATTI DIRETTAMENTE

DALLA PIATTAFORMA

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Primi esperimenti Il progetto Buy Button di Facebook è partito prima dell’estate negli Stati Uniti in via sperimentale e, al momento, come servizio gratuito per le aziende che investono sulla piattaforma di Mark Zuckerberg.

Il bottone è posizionato nell’area dei post e degli annunci a pagamento. L’utente, per poter accedere al servizio, deve comunicare i dati della propria carta per poter procedere agli acquisti. Dati, questi ultimi, che saranno poi mantenuti da Facebook, consentendo agli utenti di effettuare le transazioni future senza reinserire nuovamente le proprie informazioni.

Stessa modalità per il Buy Now di Twitter, il sistema che trasforma i tweet da mezzo di comunicazione a strumento per fare shopping. Il servizio, in questo caso, è stato pensato inizialmente per i supporti mobile e per il mercato statunitense: la piattaforma in-Tweet purchasing è oggi disponibile solo negli Stati Uniti e per un campione di utenti che utilizzano app Twitter per iPhone o app Twitter per Android. La società dovrebbe poi proporre il servizio a un numero sempre maggiore di utenti, anche attraverso la versione desktop e nei mercati al di fuori degli Stati Uniti.

Con l’operazione Collezioni, eBay ha deciso di offrire ai suoi iscritti la possibilità di creare le proprie pagine, inserendo gli oggetti acquistati o quelli desiderati, condividendole con gli altri utenti. Gli oggetti recensiti nelle pagine di Collezioni, sia nuovi sia usati, possono poi essere acquistati direttamente.

 

Verso un’evoluzione dei costumi Quale potrà, però, essere il contributo di Facebook e Twitter al mercato del commercio elettronico? «Di sicuro», riprende Liscia, «i social contribuiranno allo sviluppo dell’e-commerce, anche se con quote non molto alte. L’aspetto più importante, a mio modo di vedere, risiede piuttosto nell’influenza che il loro ingresso nel comparto avrà sui costumi dei navigatori e dei consumatori, rendendo pressoché simultanei l’elaborazione del giudizio su un prodotto e il suo acquisto».

Quel che è certo è che l’e-commerce prende sempre più piede, anche in un Paese come l’Italia, dove per tanto tempo è stato frenato da un lato dalla mancata diffusione dei pagamenti elettronici a favore del contante, dall’altro dal timore delle frodi legate all’utilizzo delle carte di credito.

Nel 2013 il valore degli acquisti online di beni e servizi ha superato nella Penisola i 14 miliardi di euro, su un totale delle vendite retail pari circa 700 miliardi. Quest’anno il comparto potrebbe raggiungere i 18 miliardi, con un nuovo incremento di poco inferiore al 20%.

Nel primo semestre, evidenzia la rilevazione Net Retail Il ruolo del digitale negli acquisti degli italiani, realizzata da Netcomm con il supporto di Human Highway, sono state oltre 100 milioni le operazioni di acquisto in Rete (in aumento del 26% rispetto allo stesso periodo del 2013) e le stime per fine 2014 sono di 200 milioni di transazioni complessive.

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OGGI UN'AZIENDA CHE VENDE PRODOTTI

IN RETE DEVE INVESTIRE

AFFINCHE' LA SUA PRESENZA

NEL MONDO DIGITALE

SIA STRUTTURATA E RAMIFICATA

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Poco meno della metà degli acquisti riguarda beni non materiali, mentre il 56% delle transazioni riguarda un bene fisico. Gli e-shopper abituali, ovvero i consumatori che comprano almeno una volta al mese, a maggio sono diventati 10 milioni, in crescita di oltre il 26% rispetto allo stesso mese del 2013.

La quota dell’e-commerce sul totale del retail dovrebbe passare così nel 2014 dal 3 al 4%, rimanendo però ancora molto al di sotto della media europea, pari al 6%.

«Nonostante continui a crescere», chiosa Liscia, «l’Italia rimane infatti ancora molto indietro rispetto alle performance di tanti Paesi del Vecchio Continente e non riesce a recuperare il gap». In Inghilterra l’ecommerce vale un fatturato di 107 miliardi, la Germania 63 e la Francia 51. Questi tre Stati rappresentano insieme il 61% del mercato europeo.