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Fiducia, famiglie e imprese temono la crescita zero

L’indagine Tecnè mostra un calo generalizzato della fiducia: gli italiani prevedono un futuro di stagnazione

Un consolidamento della fiducia economica di famiglie e imprese gioverebbe allo sviluppo dell’economia italiana; peccato che tale dato sia in caduta libera, ed abbia raggiunto ad agosto il suo record negativo. A dirlo è Tecnè, che ha interrogato famiglie, imprese, dipendenti e inoccupati sia sulla percezione della situazione italiana, sia su quella personale.

SITUAZIONE ECONOMICA. Gli italiani non credono in un prossimo rilancio dell’economia del Paese: l’indagine evidenzia come, ad agosto 2016, il dato dei più “ottimisti” è sorpassato nei numeri da quello di chi, invece, valuta negativamente la situazione, e non crede in un rilancio nei prossimi 12 mesi. Il mese scorso, infatti, solo il 26% delle famiglie interrogate (-20% rispetto a gennaio) prevede un miglioramento dell’economia italiana entro un anno; il 33%, invece, crede che questa possa solo peggiorare. Analogo il pensiero di pensionati e disoccupati: quelli che temono per il futuro del Paese sono il 37%. Il calo della fiducia si sente anche nelle imprese: solo il 14% delle realtà industriali del Paese è pronta a scommettere su un prossimo periodo di prosperità per l’economia; la discesa, rispetto a novembre 2015, è netta (-17%; era al 31%).

STAGNAZIONE. Per quanto riguarda le imprese, pesano in particolare le aspettative pessimistiche a livello “personale”: il dato di agosto 2016 sulle aziende fiduciose nei confronti dei propri affari è al minimo storico (appena il 16%); il picco massimo dell’anno è stato a marzo, con un dato pari al 25%. Analoga situazione all’interno delle famiglie: solo il 10% di loro si vede più abbiente nei prossimi 12 mesi (erano il 14% a gennaio). Più che un vero e proprio pessimismo, quello che gli italiani prevedono è un’annata di stagnazione: le famiglie, infatti, temono che la situazione di crescita zero che affligge l’economia italiana rimarrà tale almeno per i prossimi mesi (76%); concordano anche le imprese (73%).