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In Italia tasse e contributi elusi per 110 miliardi l’anno. Ma i conti non tornano

I dati presentati in Parlamento lasciano dei dubbi. Le contraddizioni evidenziate dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, che sottolinea: “Non siamo un popolo di evasori”

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Supera i 110 miliardi di euro l’anno l’evasione fiscale e contributiva in Italia. È questa la stima diffusa dal professore Enrico Giovannini, presidente della Commissione del ministero dell’Economia che ha il compito di redigere la relazione annuale sull’evasione fiscale, che ha illustrati i dati del triennio 2012-2014. I dati, però, non tornano, almeno secondo l’analisi della Cgia di Mestre, che contesta fortemente la percentuale di evasione Irpef dei lavoratori autonomi, che ammonterebbe al 59%. “Rispetto alla stima calcolata dal ministero dell’Economia e delle Finanze ottenuta dalla differenza del gettito Irpef potenziale con quello reale – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – i dati relativi alle ultime dichiarazioni dei redditi degli autonomi riferiti al 2014 ci dicono che, mediamente, i soggetti sottoposti agli studi di settore che sono congrui e coerenti (pari al 76% del totale) hanno dichiarato 42mila euro. Ebbene, se l’evasione Irpef ammontasse al 5%, queste attività dovrebbero dichiarare mediamente più del doppio. Una situazione, viste le difficoltà del nostro Paese, pressoché impossibile.

TROPPO POVERTÀ TRA GLI AUTONOMI. Dalla Cgia ricordano che i dati Istat relativi al 2015 sulla povertà delle famiglie italiane. quelle con il reddito familiare principale da lavoro autonomo presentano un livello di rischio più elevato di tutte le altre. Se quelle da lavoro autonomo presentano un rischio povertà del 25,8%, quelle dei pensionati scendono al 21% e quelle da lavoro dipendente al 15,5%. “In altre parole – aggiunge Zabeo – se l’evasione degli autonomi fosse così elevata come sostiene il Mef, come si giustificano questi dati dell’Istat sulla povertà delle famiglie dei lavoratori autonomi?

NON SIAMO UN POPOLO DI EVASORI. Zabeo, sottolinea poi come i 110 miliardi di evasione fiscale e contributiva denunciati sono pressoché stabili da almeno 10 anni, mentre nello stesso periodo l’Amministrazione finanziaria a visto aumentare notevolmente il numero di strumenti a disposizione per contrastare chi evade il fisco. “Adesso ci sono tutte le condizioni affinché l’evasione venga contrastata e ricondotta a dimensioni più accettabili, favorendo coloro che non vogliono e non possono evadere le tasse. Ovvero, la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani. Ci sono ancora moltissime persone completamente sconosciute al fisco che continuano a nascondere quote importanti di valore aggiunto – conclude Zabeo –. Non dimentichiamo, poi, il mancato gettito imputabile alle manovre elusive delle grandi imprese, delle multinazionali del web e alla fuga di alcuni grandi istituti bancari e assicurativi che hanno spostato le sedi fiscali nei Paesi con una marcata fiscalità di vantaggio per pagare meno tasse”.

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