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Confindustria apre ai sindacati: “Un patto tra tutti i produttori”

La proposta dei rappresentanti della Piccola Industria: “Un patto tra tutti gli attori della fabbrica” per “una nuova rivoluzione industriale”. Bonanni (Cisl): “Si può fare”

Lavorare assieme ai sindacati per ricostruire il Paese e il sistema del manifatturiero, colpito duramente dalla crisi economica. E’ la proposta lanciata dalla Piccola Industria di Confindustria in occasione del convegno biennale di categoria svoltosi a Torino lo scorso weekend. Il presidente della Piccola Industria, Vincenzo Boccia, ha sottolineato l’esigenza di un patto tra produttori, un “patto tra tutti gli attori della fabbrica” per “una nuova rivoluzione industriale”.Il messaggio degli industriali ai sindacati è semplice: la chiusura di un’impresa non è drammatico solo per le associazioni di rappresentanza dei lavoratori ma anche per gli imprenditori. “Una fabbrica che chiude “è come un lutto in famiglia”, si sottolinea dal convegno della Piccola Industria, che ha riservato anche un minuto di silenzio, “un silenzio di denuncia” per tutte quelle imprese che hanno chiuso i battenti”.

L’APERTURA DI CISL E CGIL. Tra i primi a commentare la proposta di Confindustria il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: il patto, ha affermato, “si può fare sulla base di un’indicazione forte che dobbiamo dare e deve essere recepita dalla politica: siamo schiacciati dalle tasse e da questa situazione dobbiamo uscire altrimenti l’economia non si riprende. I produttori devono essere alleatissimi per dare una sveglia all’Italia politica. Dobbiamo essere tutti d’accordo, forze del lavoro e dell’economia, nel chiedere una cosa sola, la governabilità del Paese”. Apertura anche dalla Cgil di Susanna Camusso che ha sottolineato la necessità e la possibilità di “trovare una posizione comune” per avere “un’agenda delle emergenze da affrontare”. Il sindacato di Camusso chiede anche uno sforzo all’industria: “È meglio usare contratti di solidarietà invece che la cassa integrazione e c’è necessità di stabilizzare alcuni lavori, di favorire le assunzioni rispetto agli straordinari. E poi serve un investimento sull’istruzione invece che continuare in una logica di riduzione”.