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Hotel in Italia: -69% di investimenti nel 2020. Ma il settore resta di grande appeal

Nonostante la pandemia abbia drasticamente ridotto i ricavi, il settore alberghiero continua ad attrarre potenziali investitori. La ripresa sarà guidata dalla domanda domestica

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La ripresa del mercato alberghiero in Europa sarà, almeno inizialmente, guidata dalla domanda domestica e le performance degli hotel in tutta l’area non torneranno ai livelli pre-pandemia fino al 2024. Questo è quanto emerge dall’ultimo Hotels Pan Emea Report 2021 di Cbre, società specializzata nella consulenza immobiliare e al settore alberghiero.

I dati contenuti nel report evidenziano che i Paesi europei con una forte domanda domestica, sia di tipo leisure (di piacere), sia legata a ragioni lavorative, avranno una ripresa probabilmente più rapida. È ciò che è, di fatto, già accaduto durante la parziale riapertura degli hotel nella seconda metà del 2020: le performance delle strutture ricettive in tutta Europa sono state trainate principalmente dal turismo domestico leisure. Nel momento in cui sono state ridotte le restrizioni legate ai viaggi e agli spostamenti, gli hotel con una buona offerta leisure hanno ottenuto buoni risultati e gli appartamenti con servizi alberghieri hanno superato le performance generali del mercato, grazie alla loro capacità di consentire il distanziamento interpersonale e il rispetto delle misure volte a prevenire la diffusione del virus. “Ci attendiamo una lenta ripresa del mercato Europeo nel 2021, con dei picchi di performance nel settore leisure durante la stagione estiva e i primi mesi autunnali”, ha commentaato Owen Pritchard, Executive Director and Coo per l’area Emea di Hotels Cbre. Il comportamento dei consumatori faciliterà lo sviluppo di prodotti innovativi e gli aspetti ambientali, sociali e di governance diventeranno un ambito di crescente interesse per il mercato dell’hospitality in Europa. Le strutture operative continueranno a evolvere e il franchising sarà la modalità di crescita prevalente per i principali brand internazionali”.

Hotel in Italia: nel 2020 perso il 69% degli investimenti

Le restrizioni e l’incertezza del mercato hanno contribuito a un calo dei volumi di investimento nel settore in tutti i Paesi europei nel corso del 2020: il totale degli investimenti alberghieri in Europa, pari a 9,4 miliardi di euro, ha visto una riduzione del 66% su base annua. L’Italia ha perso il 69% degli investimenti rispetto al 2019. Ciò nonostante, si sottolinea nel report, il settore continua ad attrarre gli investitori e in molti hanno raccolto ulteriore capitale da indirizzare verso opportunità di tipo alberghiero. “Nel caso dell’Italia, gli investitori si attendono, per il 2021, sconti sul pricing a causa di una carenza di liquidità e di un’erogazione limitata di finanziamenti da parte degli istituti di credito”, afferma Francesco Calia, Head of Hotels di Cbre Italy. “La dimensione del patrimonio alberghiero nazionale, l’elevata frammentazione del comparto in Italia, le performance gestionali considerevoli nei mercati primari e il ridotto livello di penetrazione dei brand del Paese rendono il settore particolarmente interessante per le catene internazionali che potrebbero trovare opportunità di gestione nel Paese. Di conseguenza, il settore attrae fortemente il mercato degli investitori di varia natura: sono molte, infatti, le opportunità di riposizionamento e rebranding. È probabile quindi che, nel corso di quest’anno, si assista a una crescita dei volumi di investimento nel mercato Hotels rispetto al 2020. I driver principali saranno il flight-to-quality e le opportunità value-add.”

Credits Images:

Un'immagine del Falkensteiner Resort Capo Boi, hotel a 5 stelle in Sardegna della catena austriaca Falkensteiner. Secondo il report Cbre, l'Italia risulta particolarmente interessante per le catene internazionali