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Casa, i mutui registrano un +72%. Ma le troppe tasse scoraggiano gli acquisti

Il mattone è il bancomat dell’erario: le imposte sono cresciute di 10 miliardi in tre anni. Eppure, la fiducia delle banche aumenta

«L’investimento più sicuro di tutti» è tornato di gran moda: da aprile 2014 ad aprile 2015, il numero di domande per mutui legati all’acquisto di abitazioni è cresciuto del 72%. Cifra importante, che si lega anche al +0,8% delle compravendite dei primi mesi di quest’anno e ai tassi di interesse che registrano un valore inferiore a quello censito nell’Unità d’Italia (nel 1861 erano poco sotto il 5%, oggi sono sotto il 3%), grazie al «Quantitative Easing» by Bce. Tuttavia, non è tutto mattone quel che luccica.

TROPPE TASSE. Le imposte sugli immobili, infatti, hanno toccato livelli preoccupanti. I dati arrivano direttamente dal Focus casa dellAnce (Associazione nazionale costruttori edili), che tramite il presidente Paolo Buzzetti ha chiesto al governo di «ridurre le tasse sugli immobili, altrimenti questa brezza che intravediamo non si trasformerà in un vento forte capace di sostenere l’edilizia e tutta la ripresa economica». In effetti, secondo la stessa Agenzia delle Entrate, le imposte totali sul mattone (Imu, Tasi, Irpef sulle seconde case, Ires, Iva, successioni, donazioni e via discorrendo) lo scorso anno hanno toccato quota 42 miliardi, + 10 miliardi rispetto al 2011.

«INCENTIVARE LE RIQUALIFICAZIONI». Non siamo ancora ai tempi della pre-crisi, ma il trend del mattone si è invertito. Anche perché le banche, dopo l’enorme flessione del periodo 2011-2013 (da mutui per il 70% del valore dell’immobile a mutui per il 55%), oggi sembrano tornate fiduciose (e “passano” mediamente il 61%). «Siamo ancora lontani dai livelli di 4 anni fa – ha osservato Flavio Monosilio, direttore del Centro studi Ance – ma questa crescita comunque rappresenta un disgelo tra famiglie e istituti di credito». Tra le proposte dell’Ance al governo troviamo il detassare fino al 2018 l’acquisto di case nuove alta efficienza energetica e l’esenzione per tre anni dal pagamento di Imu, Tasi e della futura Local tax, oltre a incentivi per favorire la permuta tra abitazioni usate e quelle più energeticamente efficienti. «In Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna gli incentivi fiscali sulla casa hanno fatto decollare l’economia – ha ricordato ancora Buzzetti – perché non riusciamo a farlo anche qui per stimolare il mercato interno e agganciare la ripresa? Ora ci sono le condizioni e ci sembra di cogliere una nuova sensibilità governativa su questi temi».