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Brevetti industriali, Italia fanalino di coda in Europa

Il nostro Paese è solo undicesimo nella classifica europea sul copyright industriale. I nostri brevetti sono pari al 15% di quelli tedeschi. Non manca l’innovazione ma la cultura di saper valorizzare la propria creatività

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La capacità di innovazione italiana, se c’è, non si vede. L’Italia risulta infatti solamente undicesima nella classifica dei Paesi europei con le più alte registrazioni di brevetti industriali, stilata dall’European Patent Office. Per dare un’idea del gap esistente tra il Belpaese e il resto d’Europa, è sufficiente considerare che i brevetti industriali tricolori nel 2013 non superano il 15% di quelli tedeschi e il 41% di quelli francesi. Nello specifico, l’Italia ha ottenuto 4.662 registrazioni industriali su 265.690 (1,75%). Non va meglio se si allarga il computo agli Usa: in questo caso, il nostro Paese cala ulteriormente toccando il 13° posto, dietro ai 157.972 brevetti Usa, ai 15.421 della Germania e ai quasi 4 mila della Svizzera. “In realtà le aziende italiane hanno un ottimo livello di innovazione. Quello che manca è la cultura, rispetto ai paesi del Nord Europa, di saper valorizzare la propria creatività”, spiega al Corriere Economia Paolo Markovina, presidente dell’Associazione italiana dei consulenti ed esperti in proprietà industriale. “Spesso gli imprenditori non capiscono che la protezione della proprietà industriale è un fattore strategico. Può essere anche uno strumento di marketing e non solo uno strumento di difesa dalle contraffazioni”. A incidere, sarebbe però anche la scarsa efficienza dell’Ufficio brevetti: “Solo da noi non è possibile consultare online la descrizione completa di ciò che è oggetto della domanda di brevetto: un ostacolo per le imprese, che non sanno come regolarsi, con i possibili concorrenti”, continua Markovina.

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© khalid Albaih