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Beato chi finisce in mano dello straniero

Positive le performance delle aziende italiane acquistate dai gruppi esteri. Migliorano fatturato e produttività ma anche, al di là della preoccupazione più diffusa, i livelli occupazionali. L’indagine di Prometeia

Altro che svendita dei grandi marchi del made in Italy al migliore offerte. Le aziende italiane che vengono acquistate dai gruppi esteri ci guadagnano. Lo sostiene “L’impatto delle acquisizioni dall’estero sulla performance delle imprese italiane”, l’indagine realizzata da Prometeia per l’Ice.

Secondo il report, che ha analizzato un periodo che va dalla fine degli anni Novanta a oggi, le aziende italiane finite sotto il controllo di gruppo internazionali (quasi 500) godono di ottima salute, con un fatturato cresciuto mediamente del 2,8%, la loro produttività aumentata dell’1,4%. Scongiurato anche il rischio di perdere posti di lavoro con i livelli occupazionali in aumento di due punti percentuali. Il tutto senza neanche perdere l’identità nazionale del brand. I grandi gruppi esteri che amano tanto i nostri brand, inoltre, sono anche i soggetti che più spendono in ricerca e sviluppo (mediamente il 24%, nonostante occupino il 7% della forza lavoro complessiva) e questo, dati gli scarsi investimenti degli italiani, appare quasi come una manna dal cielo.

Ma dove fa shopping lo straniero? In Italia gli investimenti esteri si concentrano in sole tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Interessano in primis la distribuzione, quindi i servizi, la meccanica, i trasporti, i prodotti in metallo, l’elettronica e infine il sistema moda.