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I bonus sono finiti (o quasi). A che sono serviti 50 miliardi?

L’era delle mancette del governo Renzi è costata 50 miliardi. Benefici per l’economia? Nessuno o quasi

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I bonus sono finiti. Magari… sono costati infatti 50 miliardi i bonus e mancette distribuiti dal governo Renzi. Si parte dei famosi 80 euro: ricevuti da tanti cittadini, ma anche restituiti da non pochi contribuenti nel 730. E poi il bonus Cultura ai 18enni, ma pure quello Stradivari per l’acquisto di uno strumento musicale, quello agli insegnanti, gli assegni maternità e soprattutto gli sgravi sulle assunzioni che hanno drogato il mercato del lavoro per una breve stagione. Costo totale, appunto, 50 miliardi con benefici minimi per l’Economia che a fatica raggiunge l’1% di crescita, mentre il tasso di occupazione resta al 57% (come nel 2004).

Dopo aver smaltito l’ennesima manovra e con sulla testa ancora la scure delle clausola di salvaguardia, è il momento di riflettere su questa platea di elargizioni incondizionate, senza guardare al reddito o alle condizioni materiali. Soprattutto se Matteo Renzi, dopo aver vinto le Primarie del Pd, è ormai pronto a tornare in corsa per guidare il Paese. In particolare, la decontribuzione sulle assunzioni è costata 19,3 miliardi e ha portato – alla fine dei conti – appena 325 mila occupati in più. Dall’altra parte i bonus famiglia (benè, maternit, nido e baby sitter) hanno creato solo molta confusione senza aiutare per nulla la natalità. Insomma, i bonus sono da rottamare.

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Matteo Renzi festeggia la vittoria alle primarie Pd