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Apple: il fisco italiano pronto a reclamare parte della multa Ue

Già nel 2008 l’Italia aveva accusato Cupertino di elusione fiscale. Ora, dopo la sentenza europea da 13 miliardi di euro, l’Agenzia delle Entrate torna a rivendicare quello che le spetta. Il direttore Rossella Orlandi: «Non facciamo sconti a nessuno»

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Anche l’Italia punta a battere cassa con Apple. La sentenza con la quale l’Ue ha inflitto all’azienda statunitense una multa da 13 miliardi di euro (più interessi) prevedrebbe infatti la possibilità di reclamare parte della somma. La potrebbero richiedere quei Paesi dove Apple ha venduto i propri prodotti, per poi far risultare i rispettivi guadagni in Irlanda. L’Agenzia dell’Entrate sarebbe già scesa in campo: «La premessa è che non facciamo sconti a nessuno e non trattiamo Apple o Google meglio del fruttivendolo all’angolo», ha dichiarato la direttrice Rossella Orlandi. «Dunque sulla base della documentazione di Bruxelles valuteremo se emergono altre operazioni in Italia di cui non avevamo tenuto conto».

NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA. Già nel 2008, infatti, l’Agenzia delle entrate aveva presentato a Apple una contestazione per l’elusione delle tasse: alla fine la diatriba si era chiusa con il pagamento, da parte della società di Tim Cook, di 318 milioni di euro. Poco rispetto al gettito mancante contestato: «Se avessimo aspettato la conclusione del lavoro di Bruxelles avremmo perso il diritto a reclamare il gettito del 2008», ha spiegato la Orlandi. Tra l’altro, all’epoca, da parte degli Stati Uniti non si era sollevata nessuna contestazione, al contrario di quanto sta avvenendo in questi giorni. Dopo la sentenza Ue, infatti, gli Usa hanno gridato allo scandalo: «Le valutazioni retroattive della Commissione Ue sono ingiuste e contrarie ai principi legali stabiliti nel tempo», hanno tuonato da Washington. Nel 2008, invece, nulla. «Nessuno si illudeva che l’accordo italiano avrebbe portato a una paralisi dell’indagine europea, ma magari si è pensato che Bruxelles avrebbe rinunciato a quantificare la somma che Apple deve pagare, lasciando che ciascuno Stato membro lo facesse sulla scia dell’Italia», spiega l’avvocato Massimo Merola, esperto di Antitrust.

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