Connettiti con noi

Business

Accuse a Ikea dal Parlamento Ue: 1 miliardo di tasse non pagate

Uno studio commissionato dal gruppo dei Verdi evidenzia il meccanismo attraverso il quale il gruppo svedese, legalmente, avrebbe ridotto la propria base imponibile “ai danni” dei Paesi europei. “Serve una legge specifica in materia”

architecture-alternativo

Un miliardo di euro in tasse non pagate tra il 2009 e il 2014. È questa l’affermazione che il gruppo dei Verdi del Parlamento Ue fa nei confronti di Ikea, la multinazionale svedese specializzata nella vendita di mobili e complementi d’arredo per la casa, che vanta 33,8 miliardi di euro di ricavi l’anno, 375 sedi aperte in 40 Paesi e oltre 170 mila dipendenti. In base a un dossier, commissionato dal gruppo parlamentare al ricercatore Marc Auerbach e inviato a cinque quotidiani europei, si è voluto costruire un meccanismo attraverso il quale Ikea avrebbe evitato di pagare le tasse in diversi Paesi Ue. Solo nel 2014, riporta il quotidiano la Repubblica, “il mancato incasso fiscale dai profitti di Ikea si traduce in una perdita di 36,6 milioni di euro per la Germania, 23,8 per la Francia, 10,1 per la Svezia”.

TUTTO LEGALE. Il dossier ricostruisce in 28 pagine un complesso schema societario di scatole cinese, “che viaggia tra l’Olanda, il Lussemburgo e il Liechtenstein”, attraverso il quale il gruppo sarebbe riuscito a ridurre la propria base imponibile. In maniera del tutto legale. Il gruppo dei Verdi, infatti, non muove accuse dirette alla società, ma invita l’Unione “a provvedere con una legge specifica in materia», spiega Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde europeo. «È un lavoro che stiamo portando avanti da molto tempo sul tema dell’evasione e dell’elusione fiscale – aggiunge Frassoni dalle pagine del quotidiano – soprattutto da quando l’anno scorso è esploso il LuxLeaks. Questo dell’Ikea è il gioco delle tre carte, un sistema di passaggio di profitti da un Paese e da una società all’ altra che permette l’ottimizzazione delle tasse. Se ci fosse una situazione di trasparenza, non sarebbe possibile metterlo in atto. Il problema è che la normativa europea impone l’unanimità per la legislazione in materia fiscale: è una norma che porta all’immobilismo».

LA REPLICA DI IKEA. Nell’articolo de la Repubblica, che può essere letto integralmente a questo link, Ikea, oltre a precisare di non essere a conoscenza del contenuto del dossier, dichiara di «pagare le tasse in linea con le leggi e i regolamenti, ovunque siamo presenti come rivenditori, produttori o in qualunque altra forma. Abbiamo un forte impegno per condurre le nostre operazioni in modo responsabile e dare un contributo alle società all’ interno delle quali operiamo».

Credits Images:

© Getty Images