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Sostenibilità

La trama verde del jeans

Il capo-simbolo dell’universalità e della libertà è anche ad alto impatto ambientale: da qui l’impegno di Isko per un nuovo denim ecosostenibile. E il mercato del fashion approva. Intervista a Marco Lucietti, Global Marketing Manager

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Una sede avveniristica a Inegöl (Turchia) con tanto di impianto di filtraggio e trattamento dell’acqua (che pulisce quella utilizzata nella fase produttiva indirizzandola ad altre destinazioni industriali e civili) e una riduzione delle emissioni di CO2 (prodotte dal processo di finitura dei tessuti) del 60% grazie a un impianto di abbattimento dei fumi (di gran lunga inferiori ai limiti imposti dall’Unione Europea). Una nuova struttura multifunzionale, l’Iskoteca, nelle Marche (che ospita le fasi di ricerca del prodotto e che dispone di un ampio archivio dove consultare tutte le collezioni), dotata di pannelli solari e di una centrale a bio-masse, a cui a breve se ne aggiungerà un’altra per la produzione di energia eolica. Per Isko, brand leader nella produzione di tessuti denim a livello internazionale (200 milioni di metri prodotti per anno) e azienda di punta della multinazionale turca Sanko Holding, questo non è che l’inizio. E infatti, anche per la produzione sono numerose le strategie messe a punto a garanzia della massima ecocompatibilità. In collaborazione con Itaclab e Garmon, due protagonisti della filiera di alto livello, è nato il progetto Isko Earth Fit: collezione di 25 capi realizzata risparmiando il 40% di acqua nei lavaggi e il 30% di energia, oltre a una riduzione del 50% dei prodotti chimici utilizzati per i vari trattamenti. Questa partnership ha dato il via a diversi workshop dedicati ai processi di lavanderia e di tintura all’insegna della sostenibilità a cui hanno aderito già numerosi brand di moda. Tra questi Haikure, marchio totalmente ecosostenibile del Gruppo CS Jeans che si è affidato a Isko per l’ideazione e la creazione di “Once Upon a future”, il denim ecocompatibile in un particolare tessuto strech cimossato realizzato con fibre organiche la cui tracciabilità può essere identificata grazie al QR code apposto sull’etichetta. Per andare al cuore dell’anima verde di Isko, abbiamo incontrato Marco Lucietti, Global marketing manager.

Come sono nati i progetti “Isko Earth Fit” e “Once Upon a Future” e in che modo la vostra produzione può essere considerata “consapevole e responsabile”?

“Once Upon a Future” è una collaborazione nata con Haikure, brand il cui core business è l’ecosostenibilità e che si è rivolto a noi proprio per i valori green che sposiamo assieme a quelli dell’innovazione e ricerca. “Isko Earth Fit” è invece un progetto più ampio, un lavoro di ricerca nato per essere ecosostenibile. Vengono utilizzati solo cotoni organici, la filiera è certificata e la nuova fabbrica in Turchia, a Inegöl, emette bassi valori di CO2. Le acque sporche (il jeans è un capo che inquina molto, l’indaco per esempio è composto da zolfo) vengono depurate e rimesse in circolo. Per assicurarci tecniche di lavanderia all’avanguardia e certificate, ci avvaliamo di Itaclab mentre per i prodotti chimici a basso impatto ambientale ci affidiamo a Garmon.

Sempre più aziende tessili e brand di moda scelgono di sviluppare progetti ecosostenbili. Una moda o un reale desiderio di salvaguardare l’ambiente circostante?

Ritengo sia una necessità del mercato. Il consumatore è sempre più responsabile e attento, perciò chiede prodotti naturali ed ecosostenibili. C’è una seria presa di coscienza, non credo sia un trend passeggero.

Quali sono i vostri progetti futuri, soprattutto in termini di salvaguardia ambientale?

Numerose sono le partnership che vedranno la luce in futuro. Tutte con brand prestigiosi e sviluppate nell’ottica di conservare una forte connessione tra innovazione, bisogni del consumatore, mercato ed ecosostenibilità.

Con Isko avete puntato esclusivamente sulla produzione del denim, concentrandovi su un unico tipo di capo, il jeans. Perché questa scelta?

Sanko, multinazionale proprietaria del marchio Isko, nel 1989 ha deciso di investire nei tessuti e nelle tecnologie legate alla produzione dei jeans divenendo in bre-ve tempo il terzo gruppo turco. Nel 2007 il traguardo più ambito: Isko diventa market leader a livello mondiale. In realtà l’obiettivo che si voleva raggiungere non era tanto essere i più “grossi” sul mercato, quanto i più bravi, facendo diventare Isko brand leader in termini di qualità proponendosi come partner ideale di tutte le più importanti aziende di moda impegnate nel denim. Isko infatti non produce direttamente per il consumatore e non realizza il capo finito, ma fornisce il tessuto, la “materia prima”, ingrediente principale ed essenziale per la buona riuscita di un capo e sviluppa strategie mirate per ciascun brand e per il suo mercato di riferimento.

Ancora oggi il jeans è il capo-simbolo per antonomasia di valori come universalità, democrazia e libertà?

Assolutamente sì. Il jeans è libertà, è democrazia ma non ritengo sia assolutamente un capo mass market. Non è un caso che, a seguito del progetto di rebranding, abbiamo scelto come payoff “The Denim Language”; il jeans rappresenta un linguaggio universale, è il capo in assoluto che non conosce confini, condizioni sociali, razze o religioni. Isko si propone come miglior interprete del linguaggio del denim.

Nonostante il vostro brand produca esclusivamente tessuti denim, sono tantissimi i tipi di filati e di lavaggi che utilizzate così come i brevetti messi a punto. Come ci riuscite?

Il nostro team è composto da 65 persone impegnate quotidianamente nella ricerca. Di queste, 45 sono ingegneri che lavorano sulla ricerca chimica, sull’utilizzo degli strumenti dell’IT applicati al nostro settore. Gli sviluppi che vengono realizzati sono a 360 gradi; abbiamo un approccio globale per quanto riguarda ogni singolo passaggio, dalla filatura al finissaggio. Ogni sei mesi riusciamo a creare 130/140 prodotti diversi che poi presentiamo al cliente (più di mille al mondo) orientandolo nella scelta e proponendogli quello che più gli si addice.

Sono molte le partnership nate nel corso degli anni con importanti realtà come Hugo Boss o Diesel. In che modo nascono questi tipi di collaborazioni?

Per ogni collezione presentata (130/140 tipi di tessuto) offriamo al cliente uno sviluppo esclusivo lavorando a stretto contatto con la divisione R&S e definendo i reali bisogni del consumatore e del mercato. Realizziamo piattaforme di marketing “ad hoc” e offriamo tecnologie esclusive permettendo al cliente di distinguersi dai competitor.