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Sostenibilità

Effetto green economy: cresce il Pil, ma non la CO2

Per la prima volta l’aumento della crescita economica mondiale non si accompagna a quello delle emissioni: lo scorso anno il livello dei gas serra s’è fermato per la quarta volta in 40 anni. Un trend che deve continuare

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La green economy fa segnare un punto. Lo scorso anno, la pressione ecologica che da ormai molti anni spinge forte sul terreno della salvaguardia dell’ambiente ha portato ha un importante risultato: per la quarta volta negli ultimi 40 anni, il livello di emissione di CO2 si è fermato, attestandosi a 32,3 miliardi di tonnellate. Basterebbe anche solo questo dato per farci sorridere, visto che l’aumento della produzione di gas serra era ormai costante e onnipresente stagione dopo stagione, ma c’è di più: parallelamente, la crescita economica è salita, col Pil globale che ha fatto registrare un +3%. Un’accoppiata decisamente strana. Ma graditissima.

PER LA PRIMA VOLTA. Il dato viene dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) e segnala una svolta epocale: benessere economico e inquinamento non devono necessariamente viaggiare assieme, è possibile produrre più ricchezza con meno costi ambientali. Come accennato sopra, era già accaduto (per quanto molto raramente) che le emissioni serra si fermassero, negli scorsi anni, ma solo in presenza di una crisi economica concomitante. Faith Birol, Chief Economist della Aie, ha dichiarato che questo fatto «dà la speranza che l’umanità riuscirà a lavorare insieme per combattere il cambiamento climatico, la più grave minaccia a cui dobbiamo far fronte». Minaccia su cui verterà la Conferenza Onu di fine anno a Parigi, vertice da cui dovrebbe emergere il piano globale per il taglio delle emissioni serra, a sei anni di distanza da quel summit di Copenaghen in cui l’intesa sul tema fallì. soprattutto per le resistenze dei Paesi di nuova industrializzazione.MERITO DI CHI. Disastri climatici, riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacci, uragani e cicloni sembrano però aver aumentato la preoccupazione verso la salute del pianeta, e l’affermarsi della green economy a livello globale è il principale motore in grado di coadiuvare la crescita economica con l’abbattimento delle emissioni. Il risultato di questo 2014, sempre secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, è merito soprattutto dell’enorme sforzo ecologico dell’Europa, di un maggior impegno degli Stati Uniti (finora rimasti piuttosto in disparte) e della recente riconversione cinese, che fino a pochi mesi fa aveva totalmente snobbato il problema. Finalmente, la superpotenza asiatica ha rilanciato con forza la sua produzione da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, e ha chiuso anche una parte delle famigerate centrali a carbone che appartengono, per fortuna, a un altro periodo storico.Il futuro è nelle rinnovabili. E se tutti i paesi se ne rendono conto, chissà che il binomio crescita-ambiente cessi di essere un qualcosa per cui stupirsi.